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lunedì 22 febbraio 2010

IL LAVORO CHE NON C’E’ E QUELLO CHE POTREBBE ESSERCI

Ieri il rapporto Uil sul disagio occupazionale “classifica” la Basilicata al terzo posto; la Cgil, riprendendo i dati Svimez, riaccende l’allarme sul lavoro irregolare; la Cisl manifesta legittima preoccupazione sull’incremento del ricorso agli ammortizzatori sociali: siamo di fronte ad una situazione di emergenza occupazionale.
E i dati in possesso del Dipartimento Formazione-Lavoro fanno “tremare i polsi”: lo scenario economico tendenziale per la Basilicata prevede tra il 2008 e il 2011 oltre 9 mila occupati in meno. E’ il comparto dell’industria in senso stretto che continua ad allarmare con una previsione di decremento degli occupati tra il 2008 e il 2011 dell’11,1%, seguito da quello delle costruzioni (-4,3%) e dal comparto agricolo (-3,9%). Solo con questi decrementi siamo, al 2011, a meno 4.800 posti di lavoro.
Procedendo sempre in maniera schematica e per sintesi, esistono in particolare tre segmenti di forza lavoro che risultano da noi più marcatamente penalizzati: i giovani, il cui tasso di occupazione nella classe d’età 25-34 anni è del 55,8%, contro una media nazionale del 70,1%; le donne, il cui tasso di occupazione nella classe 15-64 anni è del 34,9% contro una media nazionale del 47,2%; la forza lavoro più qualificata (il tasso di disoccupazione della popolazione “più istruita” è del’8,8% contro una media nazionale del 4,6%).
Proprio per questa situazione, la mancata approvazione da parte del Consiglio Regionale, nella sua ultima seduta, del Piano pluriennale per il lavoro 2009-2011, già licenziato dalla Giunta Regionale, è ancora più grave perché priva la Regione di un importante strumento che risponde agli obiettivi di definire e coordinare le azioni di politica attiva del lavoro, in materia di servizi all’impiego, favorendone l’integrazione e il collegamento con i piani della formazione, istruzione ed orientamento professionale.
Vale per tutti un dato: la stima dei destinatari e dell’impatto occupazionale aggiuntivo, per il triennio 2009-2011, prevista nel Piano ammonta a 25.492 unità.
Sia chiaro non è una “bacchetta magica” in grado di risolvere ogni problema occupazionale, ma è una risposta istituzionale responsabile e concreta. Da una ricognizione condotta presso i principali settori dell’Amministrazione regionale fa emergere l’esistenza di circa 1,5 miliardi di euro a valere sul PO-FESR 2007-2013, sui FAS, sulla Legge Obiettivo e su altri fondi regionali, da spendere nel corso dei prossimi anni in opere pubbliche di vario genere. In base ad una prima stima si può supporre che circa un terzo di tali risorse (circa 500 milioni di euro) possono realisticamente essere spese entro la fine del 2011, generando un impatto occupazionale lordo che può essere quantificato, sia pure con approssimazione, in circa 2.200 unità di lavoro annue.
Quanto alle risorse finanziarie del POR FSE 2007-2013 relative ad azioni già attivate, programmate e/o in corsi di attuazione, il totale a disposizione della Regione è pari a circa 143 milioni di euro che sono quelle affidate alla programmazione e gestione del Dipartimento Formazione-Lavoro e sono orientate a sostenere i processi di sviluppo e competitività.
Fare della Basilicata un territorio con una economia inclusiva e competitiva, basata sulla conoscenza e sostenuta alla qualità della governance non è dunque una “missione impossibile”.
La strategia da noi proposta si articola in quattro obiettivi, fortemente integrata al proprio interno e coerente con gli orientamenti comunitari e nazionali. In sintesi, gli obiettivi:
coesione – combattere la crisi, attraverso il rafforzamento di misure di inclusione sociale e l’immediata attivazione di misure finalizzate a mantenere i livelli occupazionali esistenti, ridurre l’impatto dei processi di espulsione dal mercato del lavoro;
competitività – sostenere lo sviluppo e la competitività del sistema socio-economico regionale, attraverso azioni dirette all’incremento dell’occupazione, alle pari opportunità, all’autoimpiego ed all’autoimprenditorialità, allo sviluppo di aree e filiere produttive, alla creazione di nuovi posti di lavoro ed alla loro qualificazione e stabilizzazione;
conoscenza – qualificare e rafforzare il sistema regionale dell’offerta di istruzione e formazione;
governance – strutturare e qualificare la governance delle politiche del lavoro e ella formazione, favorendo l’integrazione tra gli attori coinvolti.
Non ci resta che esprimere insieme al “forte rammarico” per la disattenzione mostrata dal Consiglio Regionale nei confronti del Piano pluriennale del Lavoro, l’auspicio che il lavoro fatto rappresenti la base del documento di programmazione delle politiche per l’occupazione che si sta mettendo a punto per la nuova legislatura e che il nuovo consiglio regionale, tra i suoi primi atti, approvi il Piano già sottoposto ad un’ampia consultazione con le forze sociali e imprenditoriali, acquisendo parere favorevole.

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